Avere ragione non ti serve: come aiutare davvero gli altri

Oggi ti spiego tutto quello che ho capito su una necessita che spesso abbiamo e che molto più spesso nemmeno ci accorgiamo di avere: avere ragione.
Ci ho fatto caso aiutando le persone nel lavoro che faccio come Coach, osservando me mentre osservavo loro e osservando il fatto che molte delle volte in cui mi trovavo in difficoltà. il problema era proprio questo.
Allora ho capito una cosa: se vuoi aiutare davvero gli altri, devi prima capire che non ti serve avere ragione perché, in fondo, potresti non averla mai 🙂
Che significa?
Avere ragione: i muri di difesa e il rifiuto della realtà
Qualche giorno fa stavo parlando con una ragazza, quando, finite su un argomento a lei caro, ha cominciato a difendere le sue idee a spada tratta.
Lo faceva bloccando sul nascere qualunque cosa dicessi. Lo faceva in modo inatteso e spiazzante, senza parole, ma ritirandosi nel silenzio.
Il suo atteggiamento faceva trasparire enormi muri di difesa che mi facevano sentire rifiutata, provando ovviamente un certo malessere.
Stavo cercando di aiutarla, ma in quel momento, mi sono accorta che le mie possibilità finivano dove finiva l’ascolto e l’ascolto finiva dove iniziavano le mie barriere.
A mia volta erigevo muri per difendermi dal suo rifiuto che percepivo come un attacco personale.
Ma per quale motivo mi sentivo attaccata da una persona che si vuole ritirare?
Osservando i miei pensieri mi sono accorta che, in fondo, stavo cercando di avere ragione, di convincerla, e a mia volta rifiutavo quello che sosteneva lei.
Appena me ne sono resa conto ho provato a togliere ogni difesa lasciando che lei continuasse sulla sua strada.
A me non serve avere ragione e in realtà potrei pure non averne. Che importa in fondo?
In quel momento il mio senso di malessere è finito e, insieme ad esso, il senso di rifiuto. Immediatamente mi sono sentita più libera e ricettiva.
Nella mia mente si era creato uno spazio che prima non c’era, occupato dalle barriere per la mia difesa personale.
Da quella volta ho cominciato a notare in quante cose tengo questo tipo di atteggiamento e ne ho trovate tantissime!
Eliminare i propri limiti per fare spazio agli altri
Il giorno successivo in una giornata piovosa e che avrebbe scoraggiato chiunque a camminare, non immaginavo avrei visto nessuno per il pranzo, qui, al rifugio che gestisco.
Improvvisamente, però, sono comparsi tre turisti olandesi dal look decisamente alternativo. Arrivati in una giornata strana e in un orario strano, hanno ordinato un pasto strano con un ordine di portate decisamente diverso dalle nostre abitudini.
Insomma, personaggi decisamente “strani”. Secondo me…
Ma alla luce di quanto osservato il giorno precedente mi sono chiesta a cosa mi servisse definirli strani.
Strani significava che il loro modo di essere non corrispondeva alla mia idea.
Definendoli “strani” li avrei tenuti al di qua del limite che ritengo tollerabile, mentre senza quella definizione avrei dovuto lasciare andare le mie convinzioni.
Così anche questa volta ho alzato difese di rifiuto della realtà che stavo vivendo.
Barriere di indifferenza, che ho tolto appena me ne sono accorta, facendo svanire il mio malessere e facendomi ritrovare lo stesso spazio mentale dell’esperienza precedente.
In un’altra occasione stavo cercando di aiutare un’amica spiegandole un concetto, quando mi sono trovata a ripeterlo per molte volte. Non lo capiva e stavo perdendo la pazienza quando, ancora una volta, mi sono accorta che stavo mettendo una barriera.
Per me, da quel punto in poi, una persona avrebbe dovuto capire.
Così stavo nuovamente piazzando una bella etichetta (stavolta quella di “stupida”) pur di dare ragione alle mie certezze.
E indovina cosa è successo una volta tolte le difese
Ho avuto la piacevole sorpresa di poter constatare che quel limite di pazienza, che io stessa avevo definito, non era affatto reale, ma solo il mio rifiuto.
A quel punto ho ricominciato a spiegare fino a quando la persona aveva capito.
Con pazienza e senza alcun malessere dentro di me.
Di casi in cui mi sono sorpresa ad erigere muri di difesa potrei raccontarne molti altri.
E forse potresti raccontarmene anche tu 😉
Ma come ho fatto a togliere le barriere abbassando le mie difese?
Accettare la realtà e tornare liberi di non avere ragione
Per abbassare le mie difese, mi sono permessa di accettare il fatto che non mi serve avere ragione.
Che significa?
Dale Canergie, col libro “Come trattare gli altri e farseli amici” mi ha aiutata a riflettere su questo e ora ti mostro cosa ho capito 🙂
In uno dei capitoli, già una semplice frase tra le prime righe, mi ha fatto riflettere.
“Perché dire al prossimo che è in errore?“
Già, se dico a qualcuno che ha torto, significa che ritengo di possedere la verità, significa che ritengo di avere ragione. Se voglio difendere quella mia credenza, lo accuso di errore togliendo spazio all’amore che posso avere per lui.
Questo si somma al fatto che lui si vede tolta la libertà di esprimere ciò che ritiene giusto e si allontana.
Hai presente quando ti raccontavo della ragazza che si rinchiudeva in un silenzio di rifiuto? In fondo non la stavo forse accusando di avere torto, ritirandomi a mia volta in un silenzio di rifiuto?
Se voglio amare l’altro, devo lasciare libero lui, mentre lascio libera me.
Libera di amarlo lasciandogli lo spazio necessario nel mio cuore e nella mia mente.
Poi questo.
“…se ci viene detto che siamo in torto, ci sentiamo sotto accusa e ci mettiamo sulla difensiva.”
Questo accade se non ci diamo la possibilità di ammettere ed accettare che potremmo anche non avere ragione e, quindi, di abbassare le nostre stesse barriere di difesa.
Quando capisci chi sei e il tuo valore non ti serve avere ragione
“…non sono le idee in sé ad esserci tanto care, ma il fatto che venga minacciato il nostro amor proprio… La parolina “mio” è la più potente di ogni rapporto umano…”
Ma perché ciò che è “mio” è così importante?
Occhio perché questo aspetto è particolarmente rilevante 😉
Ciò che è “mio” mi dà un’identità.
Ci identifichiamo con ciò che è nostro, siano cose materiali oppure idee, convinzioni o regole.
Se rifiuti ciò che è “mio”, significa che rifiuti me come persona.
Pensiamo di essere le persone che credono in certi principi e ci difendiamo giustificandoci con giudizi negativi che appiccichiamo a chi va oltre il consentito. Etichette con cui tagliamo fuori quella persona e ci assicuriamo di tenerci strette le nostre presunte verità.
“Noi ci offendiamo nel sentirci accusare di idee sbagliate…”
Se è sbagliato ciò in cui crediamo, significa che siamo sbagliati noi dal momento che ci identifichiamo con le “nostre” idee.
Ma sai quando non ti serve più difendere ciò che è tuo?
Quando sei sicuro, o sicura di chi sei.
Quando hai ritrovato te stesso, o te stessa e hai compreso cosa significa amare e quando sai che il tuo valore è in ciò che dai e non in ciò che hai. Che ti importa di tenertelo?
Quando capisci questo profondamente, puoi fare quel passaggio in cui ti apri completamente al mondo fuori.
E’ un passaggio che ho vissuto personalmente, un passaggio che richiede una reale calma interiore. Quella che permette di comprendere veramente gli altri mentre vedi nitidamente ciò che accade dentro di te come reazione al fuori.
Quel passaggio con il quale puoi usare l’empatia e aiutare gli altri per davvero.
Diventare trasparenti per aiutare gli altri
“E’ necessario permettere a se stessi di capire l’altro… La nostra prima reazione alla maggior parte dei discorsi che sentiamo da altri è una valutazione o un giudizio, piuttosto che un puro e semplice cercare di capirlo…
Molto raramente permettiamo a noi stessi di capire con precisione il significato di quello che l’altro vuole dire”
Permettere a noi stessi di capire l’altro togliendo quel limite: se mi concedo di mettere in discussione ciò che ritengo vero, devo prima accettare che non mi serve avere ragione. Solo in quel modo toglierò il giudizio e comprenderò davvero senza barriere.
A quel punto le mie idee diventano trasparenti. Restano dove sono, ma si lasciano attraversare da quelle degli altri, senza offendere né restare offese.
Prendendo, se mai, quanto di buono le attraversa.
È come se facessi silenzio, davvero silenzio, dentro di me.
Togliere le nostre barriere rendendo “trasparenti” regole e convinzioni, è quello che ci permette davvero di aiutare gli altri attraverso una comunicazione davvero empatica.
Non ho bisogno di avere ragione, non ho bisogno di convincere nessuno di ciò in cui credo, ne sono consapevole e questo mi basta.
Se lo faccio per aiutare gli altri, a questo punto lo faccio per loro, non per me. Ciò che pensano non mi tocca a livello personale.
Il bello è che se lo faccio “per loro” e non per me, non sembrerò responsabile di nulla.
La mia vittoria è “la loro vittoria“.
Arrivare a questo punto non è facile, è un percorso lungo e impegnativo che fa del perdono un modo di vivere la vita (in questo articolo ti spiego cosa intendo esattamente, leggilo, ti sarà utile a capire meglio).
E’ il percorso in cui impari ad amare.
E ogni volta che ti troverai ad erigere barriere ricordati che tu non sei quello che hai, ma sei quello che dai.
l’ho letta tutto d’un fiato o quasi perchè ho avuto l’impressione che se mi fossi persa anche solo una frase avrei perso tutto il discorso e quindi avrei dovuto cominciare daccapo. Il messaggio che a me è arrivato è questo (ho bisogno che sia semplice e chiaro, diversamente fatico a lavorarci su e a farlo mio): quando parli/ascolti l’altro, sospendi il giudizio e rimani in ascolto. In questo modo riesci a capire cosa vuole dire l’altro. Questo non significa che rinunci alle tue idee/valori etc, ma solo che per avere piena comprensione dell’altra persona, devi per il momento, metterti da… Leggi il resto »
Wow! 😀
Non avresti potuto esprimerlo meglio di così 🙂
Grazie per questo riassunto, chissà che possa essere utile anche a qualcun altro 😉
Bene, sono contenta! ;.)
si, lo vedo un bene quando lasci andare certe convinzioni, come quella di dover aver ragione.
a me succedeva quando altro parla aver bisogno sempre di parlare anche io di dire la mia, anche se non serve a niente, ho imparato così e poi è diventata una abitudine, ma di può fare a meno, come dici tu nella tua bellissima newsletter.
sei sempre molto saggia e preziosa.
buona notte
Grazie Marijana 🙂
alla fine anche se il link non era quello corretto, ho riletto la newsletter che peraltro avevo anche già commentato…ma come spesso succede con queste letture, ogni volta che ci si torna su, si fanno riflessioni diverse rispetto al passato..stavolta, mi sono particolarmente soffermata sull’avere ragione e sul fatto che quando vengo messa in discussione sul luogo di lavoro per una cosa che ritengo corretta (e di fatto lo è….stiamo parlando di disposizioni dettate dalla normativa…poco discrezionali) mi innervosisco e perdo lucidità…Sono d’accordo nel mettersi da parte per fare spazio a un diverso punto di vista..ma quando invece l’altro (per… Leggi il resto »
Ciao Francesca, naturalmente se parliamo di lavoro ci sono regole non tanto personali, quanto strettamente lavorative e dalle quali dipende il funzionamento del lavoro stesso. Quelle regole devono essere rispettate perché tutto vada come deve e se le persone non lo fanno, chi ha potere decisionale dovrà preoccuparsi di provvedere o allontanare la persona. Quindi quando qualcuno non rispetta regole lavorative è il lavoro stesso a risentirne. Ma se anche tu provi emozioni negative, probabilmente la famosa parolina “mio” si è messa tra te e il tuo lavoro e, identificandoti con esso, quello che percepisci e che chi non rispetta… Leggi il resto »
si è vero….se ripenso alle situazioni, probabilmente quando ho percepito emozioni negative è perchè mi sono identificata con quelle posizioni che non erano rispettate e condivise….quindi con il mio lavoro….Grazie
🙂
Ciao Serena, ho appena finito di parlare con una mia amica, che si è sfogata per mezz’ora; era in collera con il marito che non l’aiuta in situazioni difficili, il marito lavora tutto il giorno e quando la sera torna a casa stanchissimo trova la moglie che gli chiede di fare piccole commissioni , lui subito si rifiuta poi le fa. Io le ho fatto notare che lui lavora tanto e che è logico sia stanco; non dico si sia arrabbiata ma mi ha detto siamo diverse, ho colto nel suo tono disappunto ed ho cambiato argomento. Avrei dovuto assecondarla… Leggi il resto »
Tu per quale motivo hai cambiato argomento cogliendo il suo disappunto?
So che è una persona molto rigida, convinta che il mondo sia in debito con lei, più volte, in passato avevo cercato di farle capire il mio punto di vista, ma con zero successo; quindi per evitare inutili discorsi ho preferito così
Se il tuo obiettivo è quello di farle capire il tuo punto di vista, tutto quello che otterrai sarà un muro. Aiutala invece a mettere in discussione il suo. Hai letto la guida sulla comunicazione empatica no? Come scrivo lì, tu parlaci con la pura intenzione di capire, come fossi un bambino che continua a fare domande per scoprire come è fatta la realtà. Il resto saranno gli altri a farlo, se vorranno. E se non vorranno tu avrai comunque compreso meglio loro. E bada bene che non ho detto “capito”, ma “compreso”. E quando comprendi la realtà che vedi… Leggi il resto »
Proverò , grazie
Ottimo 🙂
Ciao Serena, molto ben spiegato….qui si è capito bene cosa intendevi per lasciarsi influenzare……grazie! Un abbraccio!
Esatto! 😀
E’ bellissimo qs passaggio:” Non ho bisogno di avere ragione, non ho bisogno di convincere nessuno di ciò in cui credo, ne sono consapevole e questo mi basta. Se lo faccio per aiutare gli altri, a questo punto lo faccio per loro, non per me. Ciò che pensano non mi tocca a livello personale. Il bello è che se lo faccio “per loro” e non per me, non sembrerò responsabile di nulla. La mia vittoria è “la loro vittoria“. Voglio arrivare a questo. Voglio darmi valore aiutando gli altri. Avere quell’empatia di cui parli. Sarebbe davvero un bel passo avanti… Leggi il resto »
E allora sotto a chi tocca! 😀
Ciao Serena, tutto questo richiede,non una volta ma proprio un inversione di marcia perché da quando siamo nati abbiamo inteso di aver bisogno degli altri, partendo dai genitori, poi il compagno, i figli fino al bisogno di essere utili per valere qualcosa. Quello che tu scrivi, da me condiviso, richiede un controllo di noi stessi totale, tramite un’analisi continua altrimenti in momenti più difficili si ha l’impressione di cadere da un dirupo senza rete. La consapevolezza deve obbligatoriamente fare cadere un gran numero di regole che piacevano tanto al bimbo che c’è in ognuno di noi. 🙂 Buon martedì!
Concordo in pieno 🙂
Quando ho raggiunto quel punto e fatto la realizzazione di cui racconto nell’articolo è cambiato qualcosa di mooooolto profondo dentro di me.
Il bello è che qualcuno c’è arrivato molto prima e qualcuno ci deve ancora arrivare, ma di certo è possibile per tutti. E siamo per questo, no? 😉
Infatti, siamo qui per questo. Le emozioni negative che ancora subisco sono essenzialmente dovute a ricordi e situazioni che non sono andate come secondo le mie regole sarebbe stato giusto, e devo lavorarci, pensare che non è dipeso da me, che allora non ero in grado di capire e quindi non avrei potuto fare niente per evitare. quindi sono legati a flash di ricordi,di situazioni che ho fatto fatica ad accettare. Da un certo momento in poi, cioè da quando leggo te e Giacomo e tutti libri sulla crescita personale è come se camminassi sul giusto binario ed emozioni negative… Leggi il resto »
E questo mi sembra fantastico 😉
Questa newsletter mi rincuora. Io spesso ho la pretesa verso me stessa di essere perfetta nei miei comportamenti , visto che arrivo da un lungo percorso di crescita: ma sbaglio ancora ogni tanto, come te. La differenza la fa proprio “accorgersi”. Sempre piacevole leggerti ❤️
Concordo.
Grazie Cristina 🙂