Durante la primavera di un anno fa, sentivo una voce in me che mi invitava a vivere l’esperienza al Griera.
Era un sì totale.
Fino ad allora vivevo, come ora, una vita appassionante, direzionata in tutti i campi a conoscere me stessa e a esprimere pienamente la mia vera natura.
Sentivo però un peso grande, dovuto al delegare la mia felicità all’esterno, e specialmente alle persone che incontravo e che desideravo conoscere.
Questa pesantezza era dovuta al fatto che, meccanicamente, facevo dipendere le mie emozioni agli altri, a chi mi relazionavo, costruendo aspettative illusorie e vivendo alternativamente momenti di gioia intensa a momenti di forti delusioni.
Questo pendolo mi portava a essere sempre di più nel controllo, delle situazioni e delle persone, inconsapevolmente, generando conflitti e uno stress emotivo sempre più crescente.
Amavo perdutamente e allo stesso tempo soffrivo, in questo vortice perpetuo.
Normale…potreste dire voi, ci sono alti e bassi nella vita.
Si…ma io subivo questo stato, non ero io a decidere come sentirmi, e a prendere una posizione che mi rendesse realizzata.
Ho accolto la proposta della Serena con grande gioia, vivendo momenti intensi.
Il mio viaggio al Griera è stato un affidarmi nelle mani amorevoli di una persona che ha scavato il tunnel ed è uscita dalla prigione, poi è tornata indietro e ha condiviso con me come fare per uscire a mia volta.
Mi sono ribellata, mi sono arrabbiata, mi sono amata, mi sono sorpresa.
Ho amato e mi sono lasciata amare, dalle montagne, dagli animali, dal rifugio, dal silenzio, dalla Serena…dal Matteo…e mi sono arresa…e poi ho visto.
Ho visto come funziono, e senza fare nulla per ottenere chissà quale magia ho lasciato che altro da me emergesse.
Questo vedere, questo allenamento a conoscermi, mi ha fatto spostare lo sguardo in alto…nel luogo della consapevolezza…da lì il panorama è meraviglioso.