Perdere se stessi dietro a maschere e paure, ma ritrovarsi si può

Nel tempo può succedere di perdere se stessi.
Dimenticarci di chi siamo veramente può capitare a tutti quando presi dagli eventi della vita, finiamo per identificarci con ciò che non siamo.
Ma la buona notizia è che ritrovarsi è possibile!
Ora ti spiego tutto per bene, ma prima lascia che ti proponga questo quiz.
Scopri se conosci te stesso, o te stessa! Leggendo ti accorgerai quanto possa essere prezioso conoscersi quando ormai ci si è persi, ma anche e soprattutto per evitare di arrivare a questo punto 😉
Era un fine settimana al rifugio che gestisco quando mi sono accorta di quanto fossi cambiata grazie al mio percorso di crescita personale e quanto avessi guadagnato liberandomi dalla paura e dal bisogno di approvazione degli altri.
Quel sabato ero con due amici saliti di proposito per recuperare della legna tagliata tempo fa.
Non mi aspettavo molta gente per il pranzo, così mi sarei arrangiata da sola, mentre loro sarebbero tornati soltanto nel primo pomeriggio.
Intanto che si preparavano per andare però, il telefono sembrava essere impazzito.
Suonava in continuazione e le prenotazioni aumentavano in modo completamente inaspettato.
Così, vista la situazione, già li vedevo togliersi gli scarponi da lavoro.
Mi stavano dicendo che sarebbero restati ad aiutarmi, ma io sapevo che potevo benissimo cavarmela da sola. E li ho lasciati andare.
Una volta non l’avrei fatto.
Certo, mi era già capitato di vivere situazioni simili impreviste e in qualche modo le avevo affrontate, ma di fondo sempre un’ansia paralizzante per ogni cosa che sarebbe potuta accadere e il timore che forse non ce l’avrei fatta.
Quell’ansia che mi impediva di vivere il presente trascinandomi in una gran stanchezza che mi avrebbe appesantita anche nei lavori successivi che comunque dovevo svolgere.
Ma cosa c’era di diverso sabato? Cos’era cambiato dal passato?
Perdere se stessi nei pensieri negativi: la paura del giudizio
Una volta la mia mente era piena di pensieri negativi che occupavano il mio tempo e la mia concentrazione, consumando uno sproposito di energia e portandomi lontano da me.
La mia mente vagava e io non ero in grado di controllarla, né sapevo che lo avrei potuto fare.
E così, ogni situazione fuori dall’ordinario era in grado di farmi stare male.
Il problema è che al rifugio la parola “imprevisto” sembra essere la chiave della porta d’ingresso.
Come avrei potuto non vivere male il tempo che ci trascorrevo, a questo punto?
Il vero problema però non stava negli imprevisti, quelli avevo imparato a gestirli da tempo.
Ma da dove nascevano allora quella gran quantità di pensieri negativi?
Si giocava tutto sulla paura di non essere accettata e questo ai miei occhi significava non avere valore e senza valore non mi sentivo degna di essere amata.
L’idea di non essere degna di amore era qualcosa che non potevo sopportare.
È come non esistere.
Vivevo in una tensione costante in cui ogni mio comportamento si modellava su quello che avrebbero voluto le persone e che ormai si aspettavano da me.
Nel tempo le avevo abituate a essere assecondate e ora dovevo essere chi non ero per compiacerle.
Temevo il loro giudizio e per essere chi volevano gli altri, io non ero io e non esistevo più.
Il fatto è che dipendere dalla approvazione degli altri impedisce di essere se stessi.
E così ci si dimentica di sé fino a perdersi.
Quando dipendiamo dagli altri, ciò che loro mostrano di noi, non è altro che un falso che non ha nulla a che vedere con la nostra vera identità.
Ogni scelta e comportamento dipende da una miriade di ragionamenti inconsapevoli che si ripetono in un circolo continuo.
Occupano tempo e spazio nella nostra mente e mentre ci allontanano sempre di più da noi stessi, accorgercene diventa sempre più difficile.
Perdersi nell’ombra di una maschera fino a dimenticarsi di sé
Mantenere questo equilibrio però non è semplice ed è ciò che impedisce di essere se stessi.
Ogni persona si aspettava da me determinate cose in base ai propri gusti e alle proprie regole.
Così io dovevo continuamente essere una persona diversa a secondo di chi mi trovavo davanti.
Ma mai ero chi sarei stata davvero e la vera me stessa, impaurita e sempre più sfocata, restava nascosta, persa nell’ombra della mia maschera, mentre si dimenticava di chi fosse veramente.
Io scomparivo, soffocata nella paura di come avrebbero reagito gli altri, mentre mi arrabattavo tra i pensieri dei possibili scenari da evitare, tra cosa avrei dovuto dire e cosa avrei dovuto fare.
Una fatica immane di cui non mi accorgevo, per scegliere le azioni e le strategie più opportune da usare con ogni persona.
In quel contesto mi sembrava di lavorare con passione, ma confondevo l’entusiasmo con l’operosità.
A me non è mai dispiaciuto fare fatica, nel tempo avevo imparato ad avere una buona autodisciplina.
Ma quella fatica cominciava a non avere più senso lasciandomi completamente vuota.
E come la fatica, anche tutto il resto perdeva senso sempre più.
Dentro di me era scomparsa la voglia di crescere e inventarmi, quella che senti quando lavori con passione ed entusiasmo. Avevo dimenticato cosa fosse la felicità, ormai preoccupata soltanto di costruire l’apparenza.
E questo era diventato l’unico vero motivo del mio lavoro e del mio vivere.
Quando perdiamo noi stessi perdiamo coerenza tra chi siamo dentro e chi siamo fuori, non sappiamo più chi siamo e cosa vogliamo.
Tutto quello che resta è una grande confusione e la fine di ogni entusiasmo di vivere.
Perdere se stessi significa perdere il senso stesso della vita!
Capire di essersi persi: quando i complimenti sono per la maschera che indossi
Ricevevo spesso complimenti per ciò che facevo, ma un giorno ne ricevetti uno che non potrò mai dimenticare.
Era un gran bel complimento, ma invece che sentirmi appagata, quel complimento era riuscito ad infastidirmi. Non mi apparteneva e non lo sentivo vero.
Per un attimo ho perfino odiato quella persona che ora benedico.
Quel complimento, accolto male, è stata la mia salvezza.
Possibile capire di essersi persi e decidere di ritrovare se stessi grazie un semplice complimento mal accetto?
Questo è quello che è successo a me 😉
In quel momento ho realizzato che io facevo, facevo, facevo… accontentavo tutti e da tutti ricevevo meravigliosi complimenti.
Ma per me quei complimenti non erano veri.
Non ci credevo, non li accettavo, non erano miei.
Quei complimenti erano per la maschera che indossavo e che molte volte nemmeno mi piaceva.
Quello non era stato un complimento, ma una secchiata di acqua fresca sulla faccia che mi aveva fatto aprire gli occhi.
Ora avevo capito e potevo cambiare rotta e ricordarmi di me per pensare a me stessa e tornare finalmente a essere chi ero davvero.
Ma davanti a me vedevo un campo minato.
Come ritrovare se stessi dopo aver costruito tutta una vita sull’approvazione degli altri?
Come decidere di farlo quando questo significa rinunciare a quella, seppur effimera e illusoria, idea di valere qualcosa e di avere un senso?
Cambiare ora sarebbe stato molto impegnativo. Rischioso, anche doloroso a volte.
Avrei dovuto scontrarmi col giudizio delle persone e correre il rischio di perdere quello che credevo fosse amore.
Ma non bastava, dovevo anche correre il rischio di perdere i miei clienti che venivano al rifugio per godere dei trattamenti e della compagnia a cui la mia maschera li aveva abituati.
Quei clienti che in fondo mi permettevano di svolgere quel lavoro che mi piaceva così tanto una volta.
Una volta…
Già…
Ma era ora di svegliarsi, le cose non stavano più così.
Tutto era diventato pesante, logorante e senza la minima gratificazione, se non quella di quei complimenti a cui nemmeno credevo.
Davvero aveva senso continuare a nascondermi dietro a chi non ero?
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Perdere se stessi: svegliarsi dall’incubo e decidere di riscoprire se stessi
Sarei potuta fuggire da quella realtà che ormai mi faceva solo stare male, cambiare lavoro e costruirmi un altro mondo fatto di altre persone.
Un viaggio che però mi avrebbe allontanata ancora di più da me stessa e che avrei dovuto ripetere alla prossima occasione.
Ma la voglia di tornare a vivere con gioia ciò che avevo sempre amato, insieme al resto del lavoro che avevo cominciato su me stessa, mi ha dato la forza di provare.
Avevo deciso che quel viaggio l’avrei fatto dentro di me.
Era arrivato il momento di riscoprire chi ero, cosa mi piaceva davvero, cosa per me era giusto e cosa no.
Era arrivato il momento di svelare al mondo chi ero veramente e finalmente rinascere a nuova vita 😉
Per ritrovare se stessi è necessario imparare ad esprimersi affrontando il giudizio e la disapprovazione degli altri.
Esprimersi significa anche imparare a dire di no e a fare ciò che è giusto.
Ritrovarsi quando ormai si è arrivati a perdere se stessi vuol dire lavorare per ri-conoscersi.
Non è stata una passeggiata e qualche volta la tentazione di tornare indietro l’ho anche avuta, ma indietro per me non c’era più niente.
Quello che vedevo non c’entrava nulla con me. E quando tornavo a guardare avanti prendevo nuova forza. Ora vedevo che le persone cominciavano ad amarmi davvero.
Per qualcuno che preferiva la mia maschera e se ne andava, arrivavano altri che apprezzavano la nuova, vecchia, vera me.
Ma quell’apprezzamento non era più un bisogno.
Quello adesso era quel dono che confermava la libertà di essere chi ero e chi sono ora.
Ritrovare se stessi: finalmente tu
Le emozioni negative consumano un’energia incredibile, mentre i pensieri riempiono il tempo nella propria mente e in tutto questo si arriva a perdere se stessi.
Impossibile ritrovarsi senza tornare padroni della propria mente imparando a gestirla.
Impossibile senza ridurre al minimo tutto questo per vedere e sentire “oltre”.
Ora che sono semplicemente me stessa e quello che sono è quello che offro, sono semplicemente felice.
Le emozioni negative sono lievi e durano quell’attimo necessario a indicarmi un problema.
Lo affronto, lo risolvo e se ne vanno.
Un istante impercettibile e la fine di ogni paura.
Ora che tutto è più semplice, c’è molto spazio per tutto.
Faccio molto più di prima, lo faccio meglio, cresco e invento. E mentre il mio valore emerge prorompente, mi accorgo che la mia vita ha davvero un senso.
Sono trasparente come l’acqua di un ruscello, dico quello che penso e sono quello che faccio.
Non mi serve più l’amore degli altri perché l’amore ce lo metto io.
Io davvero, non la persona che dovevo apparire.
AMO le persone, AMO il mio lavoro, AMO tutto.
E mentre AMO ME, riesco a fare cose incredibili.
Come sabato, che dopo aver servito il pranzo, sistemato e preparato parte del lavoro per l’indomani, rimaneva ancora qualcosa.
Rimaneva quella vitalità di fare altro e l’entusiasmo per accogliere i miei amici che, vedendomi tanto energica e brillante, non potevano credere ai numeri di quel mezzogiorno 😉