Quante volte ti sei trovato, o trovata a pensare a come rendere felici gli altri?
Immagino parecchie, come succedeva anche a me e come accade ad ognuno di noi, finché…
Finché non ci rendiamo conto di quello che ho scoperto e di cui voglio parlarti proprio in questo articolo 🙂
Nella Scuola di Indipendenza Emotiva insegniamo, indovina? Beh, sì, proprio l’Indipendenza Emotiva 😀
E lavorando con le persone mi è facile vedere che solo pochi sanno cosa significa davvero.
Per cultura, educazione o regole dettate dalla società…
Ti è mai capitato di preoccuparti di non deludere qualcuno, di non farlo arrabbiare, di non dirgli quello che pensi davvero per paura di offenderlo o di assecondare tutti i suoi desideri per… renderlo felice?
Eh…
Ad esempio ci insegnano:
Così impariamo a pensare che siamo noi, con le nostre parole, scelte e comportamenti a determinare le loro emozioni.
Impariamo a sentirci responsabili della loro felicità.
E allo stesso modo gli deleghiamo la nostra (pensando che saranno loro a dover rendere felici noi).
Il problema è che mentre facciamo tutto questo, trasformiamo gli altri nei nostri carcerieri.
E sì, perché quando è così non siamo liberi di vivere la vita che vorremmo davvero, dobbiamo fare quello che renderà felici gli altri.
Ma è quello che abbiamo imparato e ci sembra normale comportarsi così.
Ci preoccupiamo di come rendere felice un uomo, magari il nostro compagno, o una ragazza, la nostra.
Di come rendere felici i nostri genitori, il nostro migliore amico, nostro figlio, il gatto e il cane.
Arriva un momento però, in cui ci fermiamo, c’è qualcosa che non va.
Ci accorgiamo che non stiamo più bene con noi stessi, che nella vita non stiamo costruendo nulla.
Sempre dietro agli altri…
Che siamo stanchi e non abbiamo mai un momento per noi, per fare ciò che vorremmo davvero, per riprendere le nostre forze e le redini della nostra vita.
E così l’insoddisfazione sale, la rabbia e la frustrazione vengono a bussare alla nostra porta.
Non capiamo bene cosa ci succede, capiamo solo che stiamo male e che dobbiamo cambiare qualcosa.
È proprio questo il momento in cui molti cercano aiuto e magari lo trovano proprio qui, in questa Scuola 😀
Proprio quello che era successo a quella studentessa che faceva un percorso con me 🙂
Convinta di esserne responsabile, aveva vissuto una vita intera cercando di rendere felici gli altri (e delegando loro la sua di felicità).
Man mano che procedeva nel suo percorso però, stava imparando a gestire le sue emozioni e si rendeva conto sempre di più che le emozioni che viveva non dipendevano da quello che accadeva, né da quello che facevano gli altri.
Ma dipendevano solo e sempre da quello che lei pensava delle situazioni che viveva.
In questo video ti spiego bene come funziona 🙂
Lo vedeva bene, lo sperimentava sulla sua pelle e lo verificava ogni giorno.
E con questo stava anche capendo che lei non poteva essere responsabile delle emozioni di nessuno.
Non puoi rendere felici gli altri! NON PUOI.
E questo lo aveva visto che De Mello quando ha scritto questa frase:
“Non tentare di renderli felici: ti metterai nei pasticci.
Non tentare di insegnare a cantare a un maiale: il risultato è che tu perdi tempo e il maiale si irrita”
– A. De Mello (da Messaggio per un aquila che si crede un pollo) –
E così la nostra studentessa cominciava a rendersi conto di tutto quello che si era persa fino a quel momento, della causa del suo star male.
Di quanto tempo aveva speso pensando di rendere felici gli altri, di tutto quello che non aveva vissuto per soddisfare le loro richieste.
I famosi carcerieri, ricordi?
Già…
Ma più di tutto si era accorta che da tempo non si prendeva cura di sé, che aveva smesso di amarsi.
E che, forse, nemmeno lo aveva fatto mai.
Pensando di rendere felici gli altri…
Aspettando che loro rendessero felice lei (amandola…).
E quando te ne accorgi, quando capisci che sei finito, o finita nella trappola della dipendenza emotiva, capisci che devi cambiare.
Devi ricordarti che esisti anche tu, che devi ricominciare ad amarti e rimettere te al primo posto per riprenderti le tue deleghe e occuparti della tua felicità.
E così stava facendo anche lei, la studentessa che faceva il percorso con me 🙂
Stava cominciando a prendersi del tempo per se stessa, a dire di no, a dire quello che pensava e fare quello che riteneva giusto anche se gli altri non sarebbero stati d’accordo con lei.
Sapeva che non avrebbe potuto rendere felice nessuno e che nessuno avrebbe potuto farlo per lei.
Il percorso va avanti, va tutto a gonfie vele, si sente sempre più forte, sicura di sé e finalmente indipendente, ma…
Le reazioni delle persone non sono quelle che avrebbe desiderato vedere.
Il suo stesso comportamento non è quello che avrebbe desiderato ricevere.
E così ecco il conflitto.
Da una parte la forte voglia di riscatto per tutto quello che si era tolta pensando di poter rendere felici gli altri.
Dall’altra il senso di colpa per gli errori che ora sentiva spesso di commettere nei loro confronti.
E il dubbio.
Qualcosa non stava funzionando: “sto sbagliando tutto?”
Eppure era convinta, si sentiva forte e sicura. Ora era certa che preoccuparsi della sua felicità fosse la cosa giusta da fare.
Non doveva più occuparsi di rendere felici gli altri. Adesso lo sapeva bene.
O forse stava diventando egoista?
Già, il confine è sottile e forse anche tu potresti avere questo dubbio.
Scoprilo allora, per sapere se sei egoista ti basterà rispondere a queste 7 semplici domande 🙂
Egoismo, era lì che stava sbagliando allora?
No, sbagliava nel punto dove cadono in molti, in realtà 🙂
La responsabilità delle sue azioni.
Non era responsabile delle emozioni degli altri, vero, ma nemmeno poteva trascurare l’impatto che le sue azioni potrebbero avere su di loro e sulle loro vite…
Era arrivato il momento di fare un altro passo per il suo percorso 🙂
Doveva capire se stessa e i suoi reali bisogni preoccupandosi della sua felicità, questo sì, ma doveva anche imparare a mettersi nei panni degli altri.
Calarsi nel loro cuore e nelle loro vite, comprendere i loro bisogni e l’effetto che le sue azioni avrebbero avuto su di loro.
E allora valutare ed agire di conseguenza.
Prendendosi cura di sé, ma anche degli altri.
Con equilibrio ed equità.
Certo, non tutti vivranno la stessa identica situazione, ma ognuno di noi, proprio come quella studentessa, è sempre responsabile delle proprie emozioni e della propria felicità, mentre non può esserlo di quella degli altri.
Anche tu, ricordalo, SEI L’UNICA PERSONA CHE PUÒ RENDERTI FELICE.
Anche tu, come quella studentessa, non puoi rendere felice nessuno (a parte te).
Ma anche tu, come tutti noi, sei responsabile delle tue azioni nei loro confronti e dell’impatto che avranno sulla loro vita.
E questo si chiama senso di responsabilità 🙂
Allora ogni volta che starai per agire, chiediti:
E fai attenzione, mettersi nei panni dell’altro non vuol dire mettere “te” al suo posto, ma vedere coi suoi occhi e sentire col suo cuore.
Essere LUI. Con tutte le sue debolezze e paure, con le sue regole e priorità, col suo passato e tutta la sua vita vissuta.
Perché occuparti dei tuoi bisogni e desideri non può significare dimenticarti di quelli degli altri correndo il rischio di calpestarli.
Non puoi rendere felici gli altri, ma puoi metterli nelle migliori condizioni per farlo.
Le tue azioni hanno delle conseguenze sulle vite degli altri e questo non devi dimenticartelo mai 🙂
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